Yuan digitale fa paura a Biden: come risponderanno gli Usa?

Criptovalute, la nuova frontiera della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.

Del resto, i tempi cambiano. E così anche gli scenari. Le guerre in paesi geopoliticamente insignificanti come Vietnam o Cambogia combattute tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70, con conseguenze disastrose per le popolazioni locali, la psiche dei soldati mandati ad un massacro, la credibilità dei presidenti americani e le casse dello Stato, sembra ormai roba medioevale.

Il conflitto Usa-Cina si è spostato anche sul fronte della tecnologia. Dapprima con una rinverdita corsa allo Spazio (su tutti il pianeta Marte), poi sugli smartphone e ora, appunto, sulle criptovalute.

E chi credeva che fosse Trump il casus belli dei rapporti mai così difficili tra i due paesi, si sbagliava. Joe Biden sembra proseguire nel solco del suo predecessore, forse anche per non mostrare segni di debolezza all’opinione pubblica.

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Biden intensifica controlli su Yuan digitale

L’amministrazione Biden, infatti, sta guardando con particolare attenzione il prossimo lancio del yuan digitale. Poiché, a detta di molti esperti a lui vicini, e non solo, potrebbe provocare la caduta del dollaro americano sul trono della valuta più importante.

Perchè lo Yuan digitale fa paura agli USA?

A tal fine, i funzionari del Tesoro, del Dipartimento di Stato, del Pentagono e del Consiglio di sicurezza nazionale, stanno rafforzando i loro sforzi per comprendere le potenziali implicazioni che il lancio di un Yuan digitale provocherebbe.

Del resto, sono ormai anni che si parla di una criptovaluta “statale” e non solo cinese, ma anche da parte della Russia. Malgrado il fatto che ad oggi ci sia stato sempre un nulla di fatto. D’altronde, i due paesi hanno pur sempre un controllo molto severo sull’economia.

Più precisamente, i funzionari americani non sono tanto preoccupati sull’immediato, ma vogliono meglio comprendere come verrà distribuito lo yuan digitale. Soprattutto, se potrebbe anche essere usato per aggirare le sanzioni statunitensi. I dazi cioè voluti da Trump e confermati da Biden.

Yuan digitale cos’è e come funziona

Per ora, lo Yuan digitale è un progetto in itinere. Si sa solo che la Banca popolare cinese lo abbia emesso in prova nelle città di tutto il paese. Mentre un lancio più ampio è previsto per le Olimpiadi invernali di Pechino che si terranno il prossimo febbraio 2022. O, almeno, si dovrebbero. Visto che il Mondo è ancora in balia del nuovo coronavirus Covid-19.

Si sa per certo che la Cina abbia realizzato una joint venture con SWIFT, il collegamento di messaggistica attraverso il quale oggi passano la maggior parte degli insediamenti transfrontalieri.

Un dato non di poco conto, che da ossigeno alla tesi che si possa trattare proprio di una criptovaluta generata per operare all’interno del sistema e non al suo esterno. Quindi, che abbia come scopo principale quello di aggirare i dazi americani.

I funzionari cinesi ovviamente smentiscono ogni utilizzo o scopo del genere. Asserendo invece che il suo scopo è semplicemente quello di sostituire banconote e monete in metallo, così da incentivare anche l’attuale sistema di pagamenti elettronici gestito dal settore privato.

In Cina, in testa ci sono Alipay, Tencent Holdings, WeChat Pay.

Per facilitare lo sviluppo del Yuan digitale, Ant Group diventerà una holding finanziaria regolamentata come fosse una banca. Tra l’altro, è notizia di questi giorni che Ant Alibaba Group Holding Ltd. abbia subito una multa per antitrust di $ 2,8 miliardi.

Inoltre, e forse questa è la notizia che più inquieta gli americani, la PBOC (la banca popolare cinese appunto) sta anche esaminando la possibilità di utilizzare lo yuan digitale nei pagamenti transfrontalieri. In un progetto che vede la collaborazione anche di Emirati Arabi Uniti, Thailandia e Hong Kong.

Yuan digitale: Usa risponderanno con un Dollaro digitale?

Per ora, pare che il governo Biden non voglia intraprendere alcuna azione per contrastare le minacce a lungo termine dalla valuta digitale cinese. Tuttavia, potrebbero rispondere con un Dollaro digitale, avendo peraltro già interpellato ad inizio anno il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, e il segretario al Tesoro Janet Yellen, sulla questione.

Quest’ultimo si è già mostrato molto predisposto ad un dollaro digitale. Cosa che invece non aveva fatto il suo predecessore Steven Mnuchin.

Yellen non ne fa solo una questione cino-americana, ma ritiene che sia normale che le banche centrali dei paesi guardino con interesse alla creazione di una criptovaluta nazionale.

Yellen ha detto che una versione digitale del dollaro potrebbe aiutare ad affrontare meglio gli ostacoli all’inclusione finanziaria negli Stati Uniti delle famiglie a basso reddito.

Al di là del fatto che questo nobile scopo sociale sia o meno vero, c’è comunque da rilevare che la valuta cinese costituisce poco più del 2% delle riserve globali di valuta estera. Mentre il dollaro americano quasi il 60.

Saranno necessarie anche decisioni politiche, oltre che ovviamente sviluppi tecnici, per promuovere l’internazionalizzazione dello yuan, visto che la Cina mantiene un regime rigoroso di controlli sui capitali.

Stando a quanto afferma Mark Sobel, presidente in quota Usa per il Official Monetary and Financial Institutions Forum, il sistema finanziario cinese è troppo “fragile e debole” per rappresentare una vera minaccia allo status del dollaro come valuta di riserva mondiale.

“Alla fine della giornata i mercati hanno più fiducia nella Fed rispetto alla banca centrale cinese” ha detto Sobel. Che ricordiamo ha già ricoperto la carica di ex alto funzionario del Tesoro degli Stati Uniti per le questioni internazionali. Quindi non è proprio l’ultimo arrivato.

Tuttavia, occorre sempre capire dove si fermi la reale convinzione in queste affermazioni e dove inizi la paura di una ulteriore avanzata cinese.

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